giovedì 11 giugno 2009

referendum

Il referendum sulla legge elettorale, col pretesto di cancellare una "porcata", in realtà la raddoppia, peggiorando, se vincessero i promotori, la delicata situazione della democrazia nel nostro paese.
I quesiti referendari proposti lasciano intatta la porcata maggiore dell’attuale legge che, come è noto, è l’abolizione delle preferenze. Non si risolve, cioè, il problema delle liste bloccate dei candidati, che continuerebbero ad essere imposte dall’alto dalle segreterie dei partiti, senza alcuna possibilità per i cittadini di esprimere le preferenze.
Con il premio di maggioranza, i promotori propongono di consentire ad una minoranza di governare il Paese, stabilendo che la lista che ottiene più voti di tutte le altre conquisti la maggioranza assoluta della Camera. In via di principio, se un partito ottenesse il 10 % e tutti gli altri percentuali al di sotto di quella cifra, a quel partito sarebbe consegnata la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. Sostanzialmente si ripropone, in peggio, il principio della legge Acerbo del 1923, voluta da Mussolini per assicurarsi la vittoria elettorale, ma con una differenza fondamentale: mentre la legge fascista prevedeva almeno la soglia minima di voti del 25% per aggiudicarsi il premio di maggioranza, il testo del referendum non prevede alcun limite inferiore.
Persino una legge fascista era meno anti-democratica di questa.
Incredibile!
A questo punto, è evidente che le questioni più discusse della legge “porcata” non vengono neppure sfiorate dal referendum. Se la legge attuale è stata giustamente definita una porcata, quella che uscirebbe fuori da un referendum vittorioso sarebbe una “doppia porcata“. Quando, come in questo caso, attraverso marchingegni elettorali si vogliono rendere inutili i voti di milioni di cittadini vuol dire che è in gioco la libertà di scelta dell’elettore che sarebbe compressa ulteriormente.
Novara, 11 giugno 2009
Nicola Fonzo
Portavoce SINISTRA e LIBERTA'- Novara

Nessun commento: